Autore Topic: Devil May Cry 3  (Letto 5193 volte)

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Devil May Cry 3
« il: Dicembre 14, 2006, 11:53:55 am »
Capelli bianchi, occhi tenebrosi, abiti cool e la voglia di dimostrare al mondo che è iniziata una nuova era, quella dello stylish game. Dante fu il personaggio scelto per traghettare la nuova serie Capcom ai vertici videoludici mondiali. Devil May Cry era pura e semplice adrenalina, un concentrato di game design ed azione furiosa che si avvicendavano davanti agli occhi sbigottiti del giocatore di turno senza nessuna pausa; una giocabilità che mostrava la perfezione in ogni sua piccola parte. Il gioco rappresentò per tutti una svolta, un’evoluzione che Mikami portava nella sua mente da tanto, troppo tempo; finchè non venne presentato il seguito, che dalle premesse doveva frantumare ogni record qualitativo del primo episodio. La scelta di affidare il progetto ad uno studio differente, evidentemente per differenziare l’avventura rispetto al primo capitolo, ha portato solo confusione alla software house nipponica, producendo un seguito che si ridusse ad una vera e semplice delusione. Non bastò la presenza di un ulteriore personaggio giocabile a far crescere la saga, ogni aspetto del gioco era inferiore al precedente, la verve era perduta in un mediocre esercizio di stile. L'annuncio di questa terza incarnazione ha alimentato tanta curiosità e speranza di rivedere un Dante in grande forma; immagini e filmati strizzavano l’occhio al suo meraviglioso capostipite, mentre in cuor loro i fan si strofinavano già le mani...

L'eterna lotta fratricida
Una musica gotica scandisce la battaglia, il cielo sembra risentirne vista l’enorme quantità di acqua che si sta riversando sulla città. Una torre si eleva per mostrare tutta la sua maestosità, suoni, parole e rabbia. L’ennesimo scontro tra i 2 fratelli, tra di loro non scorre buon sangue o per essere precisi scorre il sangue demoniaco di Sparda. Una katana dai colpi veloci e precisi incarnano la figura del fratello ambizioso, quello che non conosce giustizia, che ha rinnegato ogni tipo di legame. Una spada dall’aspetto occidentale incorona la determinazione e l’intraprendenza di Dante, colui che rappresenta lo spirito di suo padre.
I legami saranno la chiave di lettura della vicenda, padre e figlio/a, rivalità fraterne e la nascita della leggenda dantesca.

Il risveglio di Dante
Il gioco presenta la stessa struttura che ha decretato il successo del primo episodio, la suddivisione in missioni. Ma prima è bene dire che il nostro alter ego, rispetto al passato, usufruisce dell’apporto di ben 4 stili di combattimento (in totale 6) che articoleranno le azioni eseguibili durante il gioco. Se Trickster ci permette di eseguire mosse estremamente stylish, Royalguard ci mantiene sulla difensiva, al contrario dello Swordmaster, altamente offensivo. Le mosse cambieranno come il nostro approccio alla battaglia: colpo vuol dire combo e combo vuol dire uno sporiadico incremento delle gemme rosse, che a sua volta significa upgrade. Similmente ad un rpg gli stili subiscono il cosiddetto “level up”: più batteremo il ferro su di uno in particolare e più verremo in possesso di alternative offensive.
Strategicamente parlando le varianti sono tante, tenendo anche conto che ora Dante potrà alternare 2 armi (sia da taglio che da fuoco). Spaventose le catene di combo eseguibili switchando tra spade e pistole o tra nunchaku e fucili, R2 gestisce la scelta e la possibilità di venire premiati con un “Alright”, un “Blast”o chissà cos'altro. Tanta varietà per arricchire la formula del gameplay, ma purtroppo non adeguatamente bilanciata e mal sfruttata.
Reparto armi da fuoco: si possono tranquillamente tralasciare fucili, cannoni e addirittura un'arma laser, perché le più produttive, dall’inizio alle fine, saranno proprio le pistole base, un toccasana per il debellamento demoniaco.
Armi da taglio: Rebellion, portavoce delle imprese dantesche, è la spada insustituibile. Le altre un mero esercizio stilistico, utile per arricchire una formula bella da guardare ma dalla dubbia utilità.
Anche gli stili vengono soffrono del medesimo sbilanciamento, ne ho contati un paio che da soli bastano per finire il gioco, senza contare il Gunslinger, che semplificherà i combattimenti in modo drastico. Ma se tutto questo arricchimento mira ad incentivare la varietà del nostro approccio stilistico, la Capcom non ha preso in considerazione che in genere al giocatore piace la formula più vincente e facile possibile per terminare l’avventura e difficilmente sperimenterà stili nettamente più deboli.

This party’ s getting crazy!
Devil May Cry 3 è un'esplosione di azioni ultra stylish. Ne sono portavoce le cut-scene, quanto di più stiloso ed esagerato abbia mai visto. Ogni colpo o sparo viene rappresentato con l’inflazionato effetto “Bullet time” e Dante viene fagocitato da cotanta esagerazione ed ogni azione compiuta diventa eccessiva, ogni parola è una “sparata” per atteggiarsi a più figo della situazione. Il suo comportamento lascia presagire una certa sfacciataggine, giustificata dalla giovane età (questo terzo capitolo temporalmente si colloca prima degli altri due), in contrasto con la maggiore maturità dimostrata nel primo episodio.
Eccelle in varietà e qualità il magnifico character design delle ambientazioni che abbandona lo stile gotico che ammaliava nel capolavoro Mikamiano. Si vede il lavoro certosino dei grafici che rendono evocativi e particolarmente belli i vari stage, il design dei quali rappresenta forse il punto più alto del gioco. Ma non scordiamoci l’ottima caratterizzazione della fauna nemica, con menzione particolare per i boss di fine livello, alcuni dei quali lasciano il segno per dimensione e varietà dei pattern d’attacco; “Agni e Rudra” ci creranno più di un grattacapo, così come “Nevan”, donna incantatrice dotata di attacchi spaventosi.
Il sistema di telecamere è l’esatto compromesso tra sistema fisso e mobile. Grazie all’ausilio dello stick analogico destro è possibile ruotare la visuale.
Da elogiare l’apparato audiovisivo sfoggiato dai grafici Capcom. Numeri alla mano: 60 frame al secondo e un quantitativo di poligoni impressionante. Ma quello che cattura è il dettaglio, gli effetti di luce, personaggi e architetture; rimane solo il problema della fluidità nelle fasi più concitate, non sempre ottimale.
A sottolineare la natura più grezza e adrenalinica dell’avventura è stata scelta una colonna sonora metal molto azzeccata, a mio modesto parere, pur non potendo esimermi dal segnalare la meravigliosa lirica che accompagna l’intro del gioco.
Se le prime 2 avventure di Dante erano scandite da una longevità abbastanza ridotta, lo stesso non si può dire di questo prequel. Nonostante le circa 20 ore necessarie al completamento, è d’obbligo rigiocarlo per trovare le missioni segrete e sbloccare i numerosi extra. Di notevole difficoltà le modalità “Dante Must Die” e “Heaven or Hell”, che a loro volta sbloccano costumi alternativi del nostro eroe platinato. A proposito della curva di difficoltà, una tiratina d'orecchie alla casa nipponica per il bilanciamento di quest’ultima: il gioco inizia rivelandosi piuttosto impegnativo, ma pian piano il personaggio viene dotato di potenzialità notevoli (Gunslinger) non adeguatamente controbilanciate da un incremento delle capacità dei nemici. E’ triste constatare come il primo boss sia molto più difficile dell’agognato confronto con il cattivone finale...

Mega Auron


PlaystationLife.it

Re:Devil May Cry 3
« Risposta #1 il: Novembre 19, 2024, 12:05:16 am »