Titolo: Getting up: contents under pressure
Produttore: The Collective
Piattaforma: PS2
Supporto: DVD x 1
Età consigliata: 16+
Distributore: Atari
Genere: Action/Adventure
Audio: italiano
Sottotitoli: N/A
Giocatori: 1
Lo scalpore, le critiche e i problemi che hanno accompagnato l'uscita di Getting up: contents under pressure sono a mio parere il classico caso di molto rumore creato per nulla. La notevole massa di benpensanti indignati dalla possibilità, anche solo virtuale, di imbrattare gli spazi pubblici con delle vere e proprie sottovalutate forme d’arte, dopo i problemi causati da GTA negli States, ha fatto correre il rischio ai giocatori americani di perdere un interessantissimo prodotto della Atari. Rischio che invece si è concretizzato in Australia, dove le autorità hanno bloccato l’uscita del prodotto di Marc Ecko poiché giudicato diseducativo, rappresentato addirittura come il male assoluto. Questioni che hanno costretto la Atari a produrre una serie di comunicati stampa con i quali prendevano le distanze dall’incitamento della violenza e dagli atti vandalici.
Il problema è che forse tutte queste persone non capiscono che si tratta semplicemente di videogame, e qui torniamo sempre alla solita caccia alle streghe che puntualmente torna ad abbattersi sui prodotti per console e pc. Certo, far finta di prendere a spadate un mostro è certamente peggiore di mostrare cadaveri dilaniati dalle esplosioni durante i telegiornali della sera o ad ora di pranzo, quando tanti bambini sono a tavola a cena.
Senza contare che tutti questi tuttologi pronti alla condanna, esperti all’occorrenza dell’argomento del giorno sono spesso gli stessi che guardano e studiano con attenzione famosi programmi di prima serata, che premiano con un milione di euro il tizio che tra una massa di ignoranti riesce a distinguersi per il minor livello di stupidità. E consideriamo inoltre che la maggior parte delle critiche viene da un paese dove un sedicenne semplicemente mostrando un documento può acquistare un’arma da fuoco. Non voglio fare polemica, ma una testa di rapa è una testa di rapa a prescindere da quello a cui gioca.
Scusate la breve divagazione che rischia di sfociare OT, e passiamo a questo piccolo capolavoro della Atari, passato un po’ in sordina ma comunque degno di nota.
L’aspetto forse più innovativo del gioco è rappresentato dall’ambientazione e dai temi trattati. Prima di GU solo Jet Set Radio della Sega di qualche anno fa aveva esplorato il mondo dei writer, mirabolanti artisti da strada pronti a taggare i posti più impensabili e irraggiungibili, rischiando oltre all’incolumità fisica anche la limitazione delle libertà (il writing è considerato un reato in tutti i paesi e punito severamente).
Il titolo va molto oltre il gioco in se stesso: Marcus Ecko ci guida in un viaggio attraverso tutto il mondo dei writers, ospitando il cammeo di diverse autorità e leggende dell’ambiente, quali Futura2000, Cope2 e Smithsane (oggi addirittura artisti di fama mondiale che espongono le proprie opere in mostre attraverso il globo). Nel prosieguo del gioco lo sblocco delle varie opzioni bonus permette di scoprire bio e opere di oltre 50 artisti di strada, inoltre prima di ogni capitolo della missione avrete la possibilità di scegliere il vostro book personale e portare con voi le tipologie di tag che preferite.
La trama è ben studiata ed avvincente: nella cittadina di New Radius il sindaco Sung ha dichiarato guerra alle bande di writers, opponendo il pugno di ferro ed il coprifuoco al talento delle gang di strada, impegnate più che in lotte fratricide nel lasciare il loro segno sulla città. Trane è il nostro protagonista, un formidabile writer in grado di raggiungere i posti più estremi sotto il naso dei vigilantes e lasciare la propria firma. Presto Trane diventerà il leader degli sbandati della periferia di New Radius ed inizierà una guerra dai toni personali con il sindaco e la sua amministrazione. Quest’ultimo dal canto suo nasconde uno sporco segreto legato proprio al padre di Trane, segreto conosciuto dal misterioso cane sciolto Decoy.
La trama è ben resa da un’ottima ricostruzione delle ambientazioni, che nonostante riflettano i difetti grafici di una bassa quantità di poligoni offrono la visione di una città cupa ed oppressa dai toni opachi della censura delle autorità. Oscurità e censura da lacerare con la graffiante luce delle scritte colorate sui muri e sui cartelloni. Ottima di conseguenza la qualità delle scene d’apertura e di chiusura dei livelli.
Riguardo la parte tecnica del game, quest’ultimo combina una logica di tipo platform con elementi tipici degli stealth game e dei picchiaduro a scorrimento. Durante ogni missione avremo degli obiettivi da taggare o da raggiungere attraverso acrobazie in bilico su pali e transenne, cercando di trovare la strada giusta verso le nostre opere e tentando di evitare, o superare positivamente, gli scontri con le bande rivali e con gli agenti speciali CCK.
Nel dettaglio, la struttura del gioco privilegia i momenti di infiltrazione e di movimenti tipo platform (la ricerca della strada verso l’obiettivo seguendo il percorso attraverso cornicioni, tubi ed impalcature) piuttosto che i combattimenti veri e propri (i Silver CCK sono davvero pestilenziali), senza disdegnare comunque degli ottimi boss-fight di fine livello.
Sotto l’aspetto grafico dobbiamo fare una distinzione: mentre è molto ben curato l’aspetto dei personaggi, delle cutscene e soprattutto dei numerosissimi tag writing presenti durante il gioco, la costruzione della scenografia e degli ambienti della città rivela un basso livello di grafica poligonale ed una texture appena sufficiente a rendere merito ad un gioco che si basa essenzialmente su aspetti grafici. Per quanto detto sopra comunque tutto sommato ben si presta a raccontare i toni opprimenti e soffocanti della città teatro della storia.
L’aspetto forse peggiore l’ho riscontrato nella giocabilità. Il difetto più evidente è nella cattiva gestione delle inquadrature e dei movimenti della telecamera, che sebbene siano molto intuitivi per quanto riguarda le sezioni di arrampicamento per raggiungere le zone obiettivo, si rivelano eccessivamente lente e macchinose sia per le sessioni di combattimento, dove vi capiterà spesso di prendere a cazzotti qualcuno senza effettivamente vederlo, poiché ancora inquadrati di fronte; sia per le sezioni di infiltrazione, dove difficilmente la telecamera si sposta come dovrebbe per farci rendere conto della posizione del nemico. Per non parlare poi della manovrabilità della levetta analogica durante le missioni in corsa sui treni della metropolitana! Finchè non provate un paio di volte non riuscirete a guidare Trane nella posizione voluta. A proposito dei nemici, la loro logica è alquanto elementare e facile da eludere.
Un po’ meno invece per quanto riguarda i combattimenti, dove dovrete combinare schivate e combo per ottenere successi. Infine sono molto scorrevoli le sequenze di tagging: niente sequenze di tasti né percorsi da seguire con la levetta analogica, solo sezioni di parete da riempire con spray attraverso i movimenti destra – sinistra – su – giù e la pressione di quadrato o triangolo.
Il sonoro invece rivela piacevoli sorprese. Durante i menu principali avete a disposizione un Ipod da personalizzare con le canzoni di volta in volta sbloccate attraverso il ritrovamento di bonus durante il gioco. Naturalmente viene privilegiata la black music e l’hip hop, senza disdegnare comunque gruppi new wave tipo i Kasabian. Insufficiente invece il talking dei personaggi durante le missioni, spesso troppo lento rispetto all’azione, e nella maggior parte dei casi percepito come “fuori campo” anziché proveniente da una direzione precisa.
Ed infine il voto. Nonostante i diversi difetti elencati, l’ho trovato un titolo molto interessante e soprattutto molto innovativo. Un 8 meno di incoraggiamento!
E poi guardate che graffiti!
La nostra valutazione:
Audio: 9
Grafica: 8,5
Sonoro: 6,5
Giocabilità: 7
Longevità: 8,5
Totale 8-
Contro: Gestione difficoltosa delle telecamere
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